SINRAPTOR (PNSO, 2022)

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PNSO con il suo catalogo sta creando un’interessante offerta di specie provenienti dalla formazione Shaximiao (Giurassico medio/tardo cinese): Yangchuanosaurus, Chungkingosaurus, le due versioni di Mamenchisaurus, Tuojiangosaurus e ora “Sinraptor”, che è stato un modellino divisivo fin dalle prime immagini. Niente di sorprendente, visto che rappresenta un animale divisivo – a cominciare dal suo nome. La forma del cranio, infatti, identifica immediatamente il modello PNSO come “Sinraptor” hepingensis. Se non siete interessati a scoprire di più sulla sua classificazione, potete pure saltare il prossimo paragrafo, ma vi rimarrà la curiosità del perché utilizzo le virgolette quando parlo di questa specie.

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Le virgolette stanno a indicare che probabilmente questo animale non apparteneva al genere Sinraptor: quando è stato riportato alla luce, nel 1985, è stato infatti ritenuto essere un nuovo esemplare di Yangchuanosaurus shangyuensis, per poi venir classificato (Gao, 1992) come una terza specie di Yangchuanosaurus, Yangchuanosaurus hepingensis (una seconda specie, Yangchuanosaurus magnus, era stata istituita nel 1983, ma si è rivelata un esemplare pienamente maturo di Y. shangyuensis). Con la descrizione di Sinraptor dongi (1994), è stato ritenuto più affine a questo altro genere e quindi spostato sotto Sinraptor. Ma è davvero così? Nel 2012 la celebre filogenesi di Carrano et al sui Tetanurae non solo ha spostato Metriacanthosaurus in Sinraptoridae, che da allora si chiama Metriacanthosauridae (perchè Metriacanthosaurus è stato descritto prima di Sinraptor), ma ha anche riconosciuto il teropode thailandese Siamotyrannus come la specie più vicina a Sinraptor dongi e Metriacanthosaurus ed hepingensis in politomia (ossia, su due rami equamente distanti) da essi. Quindi “Sinraptor” hepingensis non può essere chiamato Sinraptor senza includere in Sinraptor anche Siamotyrannus (di sicuro) e Metriacanthosaurus (forse). Perché non Yangchuanosaurus? Perché Yangchuanosaurus fa parte dei MetriacanthosauriDae ma non dei MetriacanthosauriNae, come tigre e leone fanno parte dei FeliDae ma non dei FeliNae (che comprendono invece animali come gatto domestico, gatto selvatico e puma). L’unico modo per salvare la combinazione “Sinraptor hepingensis”, e quindi attribuire il nome Sinraptor al modello PNSO, sarebbe un nuovo studio che trovi che effettivamente la specie hepingensis è più strettamente imparentata con dongi di Siamotyrannus.

Ora vediamo perché questo modello è stato così divisivo:

Ecco perché.

Dalla pubblicazione delle prime immagini sono fioccati i paragoni con l’Indominus Rex di Jurassic World e la fauna di Skull Island del King Kong del 2005. Ed effettivamente una combinazione di fattori giustifica almeno in parte il paragone. Il primo è una certa rassomiglianza nella posa e nei colori con il “Berserker Rex” (in realtà, un modello privo di licenza dell’Indominus) Nanmu. Il secondo è il fatto che, nonostante sia notevolmente completo, il cranio di “Sinraptor” hepingensis ha subito durante la fossilizzazione una compressione che ha finito per distorcerlo. Questo è notato esplicitamente nella descrizione di Gao, ma – complice anche la scarsa fama dell’animale – gran parte delle ricostruzioni seguenti hanno interpretato la forma del cranio come genuina. Solo lo scorso anno Dan Folkes ha fatto un tentativo di correggere la distorsione, ottenendo come risultato un cranio dall’aspetto decisamente più normale. Per quanto riguarda la dentatura, invece – quel bizzarro alternarsi di un dente lungo e un dente corto lungo il mascellare – è un artefatto della sostituzione dei denti, che ha fotografato nella morte un istante non proprio favorevole dal punto di vista estetico. Se PNSO avesse dotato il modello di labbra (come l’artwork che lo accompagna), sarebbe probabilmente passato in secondo piano – anche perché i denti dell’animale sono piuttosto piccoli – così anche se avesse usato un cranio non deformato: combiniamo questi fattori con il colore e il risultato, in effetti, ricorda non poco un mostro cinematografico. È un peccato, perché – queste bizzarrie a parte – il cranio mostra la solita cura propria del modelli PNSO, con la cheratina delle creste nasali (dedotta dalle caratteristiche rugosità che ha lasciato sulle ossa) evidenziata con una vernice lucida. La pelle è coperta da un fine lavoro di squame, che si fanno più grosse in corrispondenza delle rugosità delle ossa orbitali e lungo la curva della mascella. La presenza di grosse squame simili a quelle ipotizzate per i Tyrannosauridae in questo punto lascia un filo perplessi, dato che il principale studio sui tessuti orali di Allosauroidea (Barker et al. 2017) non ne suggerirebbe la presenza, ma si tratta probabilmente di una tendenza di PNSO per andare in coppia con l’assenza di labbra del modello. È da sottolineare come, purtroppo, una saldatura piuttosto antiestetica corra lungo la mandibola: se non altro, è simmetrica, quindi si può pretendere che sia un tratto dell’animale.

Ci sono dettagli interessanti nel collo e nel busto che evidenziano l’attenzione prestata per questo modello: le pieghe di pelle più lassa nella zona del collo, che ne segue la curvatura, e il modo in cui il latissimus dorsi viene messo in risalto dalla colorazione. I Metriacanthosaurinae hanno proporzioni del tutto particolari all’interno di Theropoda: sono spesso rappresentati come cloni di Allosaurus, ma in confronto al teropode nordamericano presentano un corpo più tozzo e arti posteriori più lunghi, fedelmente riportati nel “Sinraptor” PNSO. Tra i Metriacanthosauridae, invece, Yangchuanosaurus aveva proporzioni completamente diverse: ad esempio, il dorso aveva 13 vertebre piuttosto allungate contro le 14 vertebre corte di “S.” hepingensis. Le zampe anteriori del modello sfuggono ad un trend purtroppo ancora troppo diffuso di umanizzare la muscolatura, e presentano un avambraccio correttamente appiattito quando visto frontalmente rispetto alla visione laterale. La zampa anteriore di “Sinraptor” hepingensis in realtà non è nota, ma quella di PNSO è una versione plausibile, probabilmente basato su Sinraptor dongi. Lo stesso può dirsi delle zampe posteriori, che nel fossile non sono preservate sotto il femore: PNSO è comunque riuscita a renderle con grande abilità, come testimoniano le pieghe di pelle in corrispondenza della caviglia sinistra, dove il peso sta venendo spostato mentre l’animale fa un passo in avanti.

Veniamo ora al terzo dettaglio che è stato criticato in questo modello: la coda, definita da molti “da ratto”. “Sinraptor” hepingensis è uno dei pochi Metriacanthosauridae a preservare una buona porzione della coda (35 vertebre): di queste, le prime cinque sono più alte che lunghe, ma è il contrario per le successive. Quindi il modello PNSO è corretto? All’incirca. Gao nota che gli chevrons (quelle “lame” sul lato inferiore delle vertebre caudali, che in realtà sono archi ossei che proteggono i vasi della coda e offrono ancoraggio al muscolo caudofemorale) sono preservati piuttosto male. In effetti, in occidente avevamo un’idea piuttosto vaga di come fossero fatti gli chevron dei Metriacanthosauridae finché non sono giunte alcune immagini tratte da Dong et al. (1983), dove è possibile vedere un chevron di Yangchuanosaurus: purtroppo le pubblicazioni cinesi del secolo scorso hanno una lunga storia di essere difficili da reperire e spesso non tradotte. Questo chevron riporta la coda di “Sinraptor” hepingensis a proporzioni più normali, ed è curioso notare che qualcosa del genere si abbia nell’artwork che accompagna il modello. La muscolatura della coda è resa bene, con il caudofemorale che la gonfia rispetto all’attaccatura (anche se avrebbe potuto essere più spessa) .

La pelle è composta da piccole squame – e in effetti negli Allosauroidea erano piuttosto fini (Hendrickx et al. 2022), ancora più piccole di quanto si vede nel modello. In alcuni punti, come il già menzionato margine dell’orbita, il mascellare e la spalla, si fanno più grosse. Sui fianchi queste piccole squame sono intervallate di borchie più grosse, simili a quelle rinvenute in Carnotaurus, che sono evidenziate anche da tocchi di pittura più scura: nessuna prova della loro presenza in “Sinraptor” hepingensis, ma oltre a Carnotaurus altri teropodi (ad esempio Albertosaurus, nell’area ventrale) le presentavano. Totalmente speculativa è invece la cresta di spine che dalla nuca corre fino alla punta della coda. Rispetto ad altre recenti offerte PNSO, la colorazione è piuttosto semplice (ricorda quella di Tarbosaurus), ma compensa con l’essere ben applicata e abbiamo il ritorno della lavatura chiara dei primi PNSO, che va ad evidenziare i dettagli.

Con la sua anatomia particolare, il “Sinraptor” hepingensis rappresenta un’interessante aggiunta alla varietà di dinosauri cinesi PNSO, nonché un’occasione per apprendere di più su questo gruppo di teropodi troppo spesso ignorato.

Assieme a Tuojiangosaurus, Yangchuanosaurus e Chungkingosaurus PNSO

BIBLIOGRAFIA

Barker C.T.; Naish D.; Newham E.; Katsamenis O.L.; Dyke G. (2017) Complex neuroanatomy in the rostrum of the Isle of Wight theropod Neovenator salerii. Scientific Reports. 7 (1): 3749

Carrano M.T.; Benson R.B.J.; Sampson S.D. (2012) The phylogeny of Tetanurae (Dinosauria: Theropoda). Journal of Systematic Palaeontology. 10 (2): 211–300

Currie P.J.; Zhao X.J. (1994) A new carnosaur (Dinosauria, Theropoda) from the Jurassic of Xinjiang, People’s Republic of China. Canadian Journal of Earth Sciences. 30(10), 2037-2081

Dong Z.; Zhou S.; Zhang Y. (1983). Dinosaurs from the Jurassic of Sichuan. Palaeontologica Sinica, New Series C 162(23): 1-136

Gao Y. (1992) Yangchuanosaurus hepingensis – a new species of carnosaur from Zigong, Sichuan. Vertebrata PalAsiatica. 30 (4): 313–324

Hendrickx C.: Bell P.R.; Pittman M.; Milner A.R.C.; Cuesta E.; O’Connor J.; Loewen M.; Currie P.J.; Mateus O.; Kaye T.G.; Delcourt R. (2022) Morphology and distribution of scales, dermal ossifications, and other non‐feather integumentary structures in non‐avialan theropod dinosaurs. Biological Reviews, 10.1111/brv.12829, 97, 3, (960-1004)

Si desidera ringraziare gli utenti del server Discord Theropoda/2 per l’aiuto nella stesura della presente recensione.

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2 commenti su “SINRAPTOR (PNSO, 2022)”

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