Foto di RobinGoodfellow_(m)
Parlare di giocattoli e modellini di Tyrannosaurus rex non è facile come potrebbe sembrare. Spesso trattiamo compagnie che non si spaventano ad aggiornare i propri dinosauri, eppure nei confronti del T. rex c’è sempre una sorta di timore reverenziale, una paura ad intaccare la sacralità di quella che ormai è un’icona Pop. Inoltre, proprio per la sua fama, il re dei dinosauri è diventato il “biglietto da visita” di ogni società specializzata, con riedizioni continue e a volte ridondanti. Limitandosi a PNSO, questo modello è il terzo Sculpt di T.rex adulto dal suo esordio nel 2017! Come si pone quindi in uno scenario tanto affollato?
La maggior parte dei modellini moderni di Tyrannosaurus rex si basa su “Stan” (BHI 3033) e “Sue” (FMNH PR 2081), quindi diventa molto interessante l’ispirazione ad AMNH 5027, l’esemplare da cui è iniziato questo culto mediatico.
Scoperto nel 1907, AMNH 5027 è stato il primo Scheletro di T. rex mostrato al pubblico e per 26 anni fu l’unico che si potesse ammirare: è facile quindi rendersi conto di quanto fu sconvolgente il suo impatto sull’immaginario collettivo, complice l’impressionante cranio completo portato alla luce da Barnum Brown, primo nel suo genere e capace di trasmettere meraviglia e terrore come poche cose prima di allora.
Come se non bastasse aver ispirato ogni rappresentazione artistica dell’animale per quasi un secolo, il profilo di questo scheletro fu ricalcato dal grafico Chip Kidd per la copertina del romanzo di Jurassic Park, poi modificata nel classico logo del Film.
Inoltre, l’artista ILM Steve ‘Spaz’ Williams ha realizzato i primi Test d’animazione in CGI per il capolavoro di Spielberg partendo proprio dalla ricostruzione scheletrica presentata da Gregory S. Paul per AMNH 5027.
Verrebbe quindi da chiedersi: allora cosa c’è di tanto speciale nell’essersi ispirati a un esemplare così popolare? Il fatto è che per molto tempo riprodurre le fattezze di un dinosauro non ha richiesto una grande attenzione alla ricostruzione scheletrica, quindi un qualsiasi giocattolo di T. Rex che si ispirasse ad AMNH 5027 non ne rispecchiava necessariamente le caratteristiche più specifiche.
L’essersi basati su questo esemplare ha portato a riprodurre fedelmente non solo le proporzioni della testa, “purificata” delle scelte di Design per Jurassic Park, ma anche la copertura di cheratina presente su di essa, basandosi sui correlati osteologici nel cranio. Il resto del tegumento facciale è ispirato agli studi su Daspletosaurus Horneri (Carr, T. D. et al. 2017): la Texture nella parte anteriore del cranio indicherebbe la presenza di squame larghe, ognuna delle quali costellata da buchi; queste squame, come per i coccodrilli, fungerebbero da organi sensoriali tegumentari ( o ISO, da ‘Integumentary Sensory Organs) rendendo l’area facciale particolarmente sensibile.
All’interno della mostra interattiva ‘T. Rex: The Ultimate Predator’, realizzata dall’AMNH in collaborazione con ZHAO Chuang, erano infatti esposte la replica della mascella di un tirannosauro e un cranio di coccodrillo interattivo con un sistema di luci che replicava le ramificazioni del nervo trigemino. Non sorprende quindi il fatto che PNSO abbia voluto sostenere quest’idea anche nel modello, optando per una rappresentazione priva di labbra.
A 11:00 di questo video illustrativo (da vedere tutto anche solo per i momenti in cui disegna), ZHAO Chuang suffraga la tesi evidenziando il fatto che il modo in cui la bocca di un T. Rex si apre e chiude è diverso da quello di una lucertola, in linea con le differenti abitudini alimentari e con le ipotesi sulla potenza del morso.
Per quanto il dibattito sulla presenza o meno di labbra nei tirannosauridi sia ancora aperto, raramente si è vista una tale resa, specie in un modellino.
L’articolazione della mandibola è basata sulla possibilità di inserire uno dei gruppi muscolari presenti ai lati della bocca in apposite rientranze.
Stesso discorso per i denti, protetti da fessure nel palato. Da notare la presenza delle coane!
Sorprende invece il fatto che non siano presenti almeno le piume sulla testa, come si vede nelle illustrazioni del Booklet; in compenso sul collo sono state scolpite delle piccole squame che ricordano la pelle di un pollo spennato, basate sui frammenti di pelle documentati da Bob Detrich nel 2006. Proprio questi frammenti introducono l’aspetto più controverso del modello, ovvero le dimensioni delle squame. Basta vedere come si rapportano a un dito umano nella foto originale per rendersi conto di quanto siano sovradimensionate sul modello.
Anzitutto sfatiamo il mito secondo cui le squame che vediamo sono in realtà raggruppamenti di squame più piccole: anche volendo seguire tale ragionamento (e comunque varrebbe solo per alcuni dei frammenti di pelle a cui PNSO ha fatto riferimento) queste “isole” avrebbero avuto un diametro di circa 5mm sull’animale 1:1, quindi sarebbero comunque invisibili su un modello 1:35. I frammenti di pelle a noi noti di T. rex appartengono soprattutto a collo e coda (Bell et al., 2017), quindi il tegumento sul resto del modello è stato scolpito integrando i ritrovamenti di pelle su resti di Tarbosaurus e Albertosaurus. Oltre a riprodurre fedelmente ogni Texture, la resa generale è tanto variegata da risultare piuttosto suggestiva alla vista e al tatto: chiamatelo eccesso di zelo, vedetela come una furbata, di sicuro non si sarebbe potuta mostrare la ricerca svolta senza alterare le dimensioni delle squame.
AMNH 5027 è comunque uno scheletro completo al 45%, quindi una volta scansionato le proporzioni sono state riadattate utilizzando altri riferimenti, fra cui la versione aggiornata di Sue. La novità più importante è l’aggiunta dei gastralia sul ventre, in pratica il motivo principale per cui il modello appare massiccio come nessun altro finora.
A parte la posa, fluida e stabile (è comunque presente un Plastic Rod trasparente per ogni evenienza) è molto bello il modo in cui sono stati scolpiti i piedi: l’idea di aggiungere i cuscinetti e di smussare gli artigli immaginando che si sarebbero consumati camminando aggiunge verosimiglianza allo Sculpt, oltre a ricordare l’approccio utilizzato per il T. Rex di Saurian.
Siamo quindi di fronte al T. Rex che mette fine ad ogni discussione? No, e niente ci riuscirà. Di sicuro è il migliore finora realizzato da PNSO, soprattutto perché applica benissimo alcune delle potenzialità estetiche fornite dalla scienza. Per dire, se la compagnia stessa ne realizzasse una versione piumata e con le labbra ne uscirebbe un gioiellino altrettanto valido nel rappresentare un’altra idea dell’animale.
Complice anche il colore, la sensazione di vedere una versione “riveduta e corretta” del T.rex di Jurassic Park è molto forte: in fondo è come se il logo stesso prendesse vita, e viene facile pensare che se Wilson fosse stato utilizzato come Maquette di riferimento per un Animatronic o un modello in CGI probabilmente si sarebbe imposto in modo molto simile, se non identico. Più che un semplice modellino di T.rex, si tratta di un tributo a un esemplare storico, in cui passato e presente della paleontologia si coniugano in maniera accattivante.
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