Pachyrhinosaurus (PNSO, 2020)

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Pachyrhinosaurus è un ceratopside centrosaurino nordamericano che ha ricevuto un impressionante aumento di popolarità negli ultimi anni. Da dinosauro piuttosto oscuro presso il pubblico, è apparso nel film Disney Dinosaur (2000) ed è il protagonista di Walking With Dinosaurs 3D (2013), oltre ad essere comparso in documentari quali March of the Dinosaurs (2011). Doveva perfino apparire in Jurassic World: Fallen Kingdom, prima di essere scambiato all’ultimo minuto con Sinoceratops. Non è una sorpresa quindi che dal 2000 in poi abbiano cominciato a fioccare i modelli di Pachyrhinosaurus: Safari, Papo, Battat e Vivid Toys hanno tutti una loro versione di questo genere, è in arrivo il Beast of the Mesozoic, e parecchie di queste sculture sono ottime, quindi – davanti all’offerta PNSO – ci si potrebbe chiedere se davvero c’era bisogno di un altro Pachyrhinosaurus. La risposta potrebbe essere sì.

Pachyrhinosaurus è un genere istituito nel 1950 da Sternberg, che istituì la specie P. canadensis. Per mezzo secolo questo animale è stato una stranezza tra i centrosaurinae per l’assenza di corno nasale – è stato anche ipotizzato che la bozza ossea sostenesse in realtà un corno di cheratina – ma tra la fine del secolo scorso e i primi anni del 2000 hanno iniziato a venir descritti altri ceratopsidi simili: prima, nel 1994, Achelousaurus horneri, poi una seconda specie di Pachyrhinosaurus nel 2008: Pachyrhinosaurus lakustai. È proprio a questa seconda specie che si ispira il modello PNSO – come, tra l’altro, tutti Papo, Safari, Battat, eccetera: sembra che, con il corno che sale dal centro del collare osseo, P. lakustai sia destinato ad attirare maggiormente l’attenzione. Non è la sola differenza con le altre specie di Pachyrhinosaurus (nel 2012 ne è stata descritta una terza, P. perotorum): la bozza nasale ha dimensioni inferiori ed è nettamente distinta da quelle sopraorbitali. Queste bozze ossee non sono altro che le corna nasali e sopraorbitali degli altri centrosaurini, che si notano ancora nei giovani Pachyrhinosaurus, ma che durante l’ontogenesi si trasformano in spesse e robuste masse ossee. Oltre che per l’assenza di corna, il genere Pachyrhinosaurus si può distinguere dagli altri centrosaurini per ossa craniche più corte, che suggeriscono una maggior potenza.

Perché il modello PNSO è speciale nel mezzo all’offerta di altri Pachyrhinosaurus lakustai? Principalmente, perché – invece che presentare una ricostruzione generalizzata – è in parte basato su un esemplare ben preciso: TMP 86.55.258. Inizialmente molti hanno storto il naso di fronte a questo modello, perché non rappresentava l’aspetto “classico” con cui viene rappresentata la bozza nasale di P.lakustai: invece che un rigonfiamento sul muso, la struttura appare compressa e schiacciata. Eppure questo è proprio l’aspetto che ha in TMP 86.55.258, che è – tra parentesi – l’olotipo, ossia l’esemplare a cui è ancorato il nome “Pachyrhinosaurus lakustai” e al quale vengono confrontati i nuovi fossili se si vuole riferirli a questa specie.

Perché si scrive sopra che il modello è solo in parte basato su TMP 86.55.258? Perché questo esemplare presenta un unico corno al centro del collare osseo, mentre le tre corna che mostra il PNSO (e, incidentalmente, il Safari, il Battat, eccetera) sembrano essere basate su TMP 1988.55.187. Veniamo ora agli epioccipitali, ossia le sporgenze presenti lungo il collare dei ceratopsidi e spesso vere e proprie corna nei centrosaurini. Una condizione simile a quella del modello PNSO, con P2 che si incrociano, sembra essere presente in TMP 1989.55.1241. Quindi possiamo affermare che questa ricostruzione combina il muso di TMP 86.55.258, la parte centrale del collare osseo di TMP 1988.55.187 e quella superiore di TMP 1989.55.1241. Altra caratteristica di P.lakustai è il cosiddetto “rostral comb”, due o tre strutture a forma di uncino situate proprio sopra all’osso rostrale (che forma il becco). Il modello PNSO ne presenta tre.

Le stranezze di Pachyrhinosaurus finiscono qui, perché – per il resto – la sua anatomia è piuttosto standard per un centrosaurino. Ciò non significa che la resa del modello PNSO sia meno accurata in questo: si può innanzitutto ammirare come il becco e le corna siano appuntiti: non si tratta di sicuro di un giocattolo sicuro per i bambini. Le narici sono enormi, proprio come dovevano essere: alcuni paleontologi, non spiegandosene la funzione, hanno ipotizzato che i ceratopsidi avessero sacche nasali che erano in grado di gonfiare come un pallone. Lo scultore ha scelto qui un approccio più conservativo e simili strutture sono assenti. Le aperture uditive sono nella posizione corretta.

Il collo del Pachyrhinosaurus PNSO è tozzo e robusto, largo quanto il capo: lo scultore ha deciso di enfatizzare le masse muscolari che dovevano essere necessarie per spostare un cranio tanto pesante. Anche il corpo è parimenti massiccio e si tratta chiaramente di un animale ben nutrito: nessuna traccia di shrinkwrapping alla Paul, qui. La coda è più lunga di quella di animali come Triceratops, e fa piacere vedere che sono state prese in considerazione le differenze di proporzioni fra i vari cladi di ceratopsidi. La mano ha cinque dita, di cui solo tre munite di artigli, mentre ne sono presenti solo quattro sul piede. Il numero delle dita, nonché la forma delle estremità, è corretto, con gli arti anteriori leggermente flessi.

Il corpo è coperto di squame più grosse di quelle raffigurate sul capo, intervallate più o meno regolarmente di grossi scudi circolari. Non possediamo impronte della pelle di Pachyrhinosaurus, quindi lo scultore si è ispirato ad altri centrosaurini come Centrosaurus, che invece preservano il tegumento.

Confronto con il Pachyrhinosaurus lakustai Battat (2014)

Se si va a confrontare le dimensioni del cranio del modello con quelle di P. lakustai, risulta una cala di circa 1:25. Non è inusuale leggere su internet di lunghezza di sette, otto metri per Pachyrhinosaurus, ma simili misure sono basate su P. canadensis e nello specifico sull’esemplare non catalogato definito “Drumheller specimen”. P. lakustai e P. perotorum erano entrambi più piccoli.

In definitiva, il Pachyrhinosaurus PNSO fa per chi cerca un modello realistico di questo animale, con una grande attenzione per i resti fossili e – perché no? – anche una colorazione accattivante, grazie al rosso che evidenzia la bozza nasale e che contrasta con il terra di Siena del corpo e l’azzurro ghiaccio degli occhi.

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Bibliografia:

Currie P.J.; Langston W.; Tanke D.H. (2008) A new species of Pachyrhinosaurus (Dinosauria, Ceratopsidae) from the Upper Cretaceous of Alberta, Canada. (pp. 1-108) in: Currie, P.J.; Langston, W.; Tanke, D.H. (2008) A New Horned Dinosaur from an Upper Cretaceous Bone Bed in Alberta. NRC Research Press, Ottawa, Ontario, Canada. (144 pp)

blogs.scientificamerican.com/tetrapod-zoology/the-ridiculous-nasal-anatomy-of-giant-horned-dinosaurs/

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