Neovenator salerii è un teropode di media taglia proveniente dal Barremmiano (inizio del Cretaceo) inglese, coevo di specie celebri come Baryonyx e Iguanodon. Classificato a lungo come Allosauridae, negli ultimi anni è finito stabilmente tra i Carcharodontosauridae più basali. Non ha mai goduto della stessa fama dei suoi vicini o dei suoi parenti più grossi e, ad eccezione di un dimenticabile precedente tentativo da parte di Collecta e una buona ma difficile da reperire ricostruzione di Favorite co. Ltd, non è mai stato raffigurato come modellino. Andiamo a vedere come se l’è cavata Collecta con questa nuova versione.
Per essere un Carcharodontosauridae, Neovenator non è neppure così incompleto e i resti che possediamo sono ottimamente preservati e tridimensionali; peccato solo che a mancare sono alcuni dei “pezzi” che potrebbero aiutare a caratterizzare meglio una sua ricostruzione. Dato che siamo costretti ad usare l’inferenza filogenetica (ossia, a ricostruirlo in base ai taxa più vicini), il risultato è inevitabilmente piuttosto banale. Possediamo, ad esempio, la porzione anteriore del muso e una mascella quasi completa: da questi resti parziali, Collecta sembra aver fatto un buon lavoro: l’angolo delle ossa premascellari e nasali e il rapporto tra altezza e lunghezza del muso è corretto, praticamente tutto quello che possiamo dire con certezza. Il resto del cranio è una plausibile speculazione: l’unico dettaglio che avrei cambiato sono le creste lacrimali, che ricordano per estensione più quelle di Allosaurus che quelle che si vedono nei crani completi di altri Carcharodontosauridae basali come Acrocanthosaurus e Concavenator. Per il resto, mostra il tipico profilo “ad accetta” dei crani dei Carcharodontosauridae. Un paper del 2017 (Barker et al.) ha rivelato la presenza di una complessa rete di canali neurovascolari nel premascellare e nel mascellare di Neovenator, simile a quella identificata in altri teropodi, come gli spinosauridi. Data la nicchia ecologica di predatore terreste di questo genere, non è esattamente chiaro quale funzione avessero, tuttavia – ai fini della ricostruzione presa in esame – il paleontologo britannico Darren Naish afferma che questi correlati supportino la presenza di un qualche genere di copertura sul muso dell’animale in vita, quelle che comunemente vengono definite labbra. Ovviamente non bisogna pensare alle labbra di un mammifero: si tratterebbe di strutture semmai affini a quelle dei lacertidi e perciò immobili. Comunque possiamo vedere che Collecta le ha fedelmente riportate nel proprio modello.
Il resto dell’anatomia del Neovenator Collecta è congruente con quanto ci si aspetterebbe da un carcharodontosauridae basale: il collo e la colonna vertebrale sono quasi completi e la lunghezza sembra essere stata rispettata. Gli arti inferiori sono più lunghi che in altre forme appartenenti a questa famiglia, ma ciò può essere dovuto ad una combinazione tra posizione filogenetica e dimensioni ridotte rispetto ai carcharodontosauridae successivi. La pelle è composta da squame semicircolari, che si fanno squadrate spostandosi verso il lato inferiore. Sono parecchio più grandi delle dimensioni che dovrebbero avere, in scala, le impronte di teropodi noti, e si tratta probabilmente di una licenza artistica per rendere il modello più interessante. Altra licenza artistica è la fila di spine cornee che corre lungo il dorso e la gola del modello: non abbiamo nessuna prova di strutture simili tra i teropodi – a dirla tutta, il parente più stretto fornito di spine del genere è un Diplodocidae – e anche qui è un artificio per caratterizzare il Neovenator Collecta. La scultura delle spine appare piuttosto grossolana rispetto a quelle di altri teropodi Collecta, come Metriacanthosaurus, e sul dorso sono rappresentate come un’unica cresta saldata insieme, senza spazi tra una spina e l’altra. Sulla gola invece sono separate, ma comunque la scultura resta piuttosto grossolana. Non si nota poi moltissimo, date le dimensioni del modello, e non l’avrei fatto presente se non avessimo le prove – il già citato Metriacanthosaurus – che Collecta sa fare molto di meglio.
Spostandoci verso l’arto posteriore, incontriamo il vero problema di questo modello: recentemente Collecta ha abbandonato le basi che fino a qualche anno fa stabilizzavano i loro animali bipedi. Per farli stare in piedi, è quindi costretta ad incrementare le dimensioni del piede in maniera sproporzionata rispetto al vero animale. Questo ovviamente aumenta la giocabilità del modello, essendo slegato da una base che può essere antiestetica, ma va a demerito dell’anatomia. Si nota ancora di più perché, a differenza di altre marche che adottano questo espediente – Papo, ad esempio – all’ingrandimento del piede non corrisponde un equivalente irrobustimento dell’arto posteriore: i teropodi Collecta hanno sempre sofferto di arti posteriori relativamente poco muscolosi e con queste zampone il difetto si nota ancora di più. Come dicevo, l’intera area caudofemorale – ossia la coscia e la base della coda – è troppo snella, quando il muscolo in questione è il più grande nei rettili attuali e ha il compito di fornire la spinta propulsiva all’animale. Peccato. Eccettuato per l’aspetto della muscolatura, comunque, il resto della coda non è male e si allunga rigida come si si aspetterebbe per un Tetanurae.
Questo modello è esplicitamente descritto come “Neovenator Scenting Prey” da Collecta. Anche se il processo di sollevare la testa per annusare è forse un gesto da mammifero ed è praticamente la stessa posizione del “Megalosaurus – In ambush”, questa è comunque gradevole all’occhio e si presta ad altre interpretazioni: ad esempio, seguire il volo di uno pterosauro. In definitiva il Neovenator Collecta è un modellino comunque apprezzabile, soprattutto per il prezzo a cui viene offerto. Se si è disposti a passare sopra i difetti che ho elencato ci si trova con una riproduzione di un teropode europeo che è stato realizzato solo raramente, e ad un costo contenuto.
Bibliografia:
Hutt S.; Martill D.M.; Barker M.J. (1996) The first European allosauroid dinosaur (Lower Cretaceous, Wealden Group, England). Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie – Monatshefte. 1996 (10): 635–644
Brusatte S.L.; Benson R.B.J.; Hutt S.C. (2008) The osteology of Neovenator salerii (Dinosauria: Theropoda) from the Wealden Group (Barremian) of the Isle of Wight. Palaeontographical Society. 162 (631): 166
Barker C..T.; Naish D.; Newham E.; Katsamenis O.L.; Dyke G. (2017) Complex neuroanatomy in the rostrum of the Isle of Wight theropod Neovenator salerii. Scientific Reports. 7 (1): 3749