APATOSAURUS (HAOLONGGOOD, 2023)

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I sauropodi sono grandi. E il costo delle materie plastiche, negli ultimi anni, è salito vertiginosamente. Forse è per questo che non vediamo più modelli nel range dimensionale degli storici Diplodocus, Apatosaurus e Brachiosaurus Carnegie degli anni ‘80? Ogni tanto, però, emerge un brand abbastanza coraggioso da provare a realizzare un sauropode in scala con la maggior parte dei modelli di dinosauro, quell’1/30-1/40 che ormai è diventato uno standard, e attira l’attenzione dei collezionisti. Andiamo a vedere come se l’è cavata Haolonggood con Apatosaurus, il celebre sauropode della Morrison Formation.

Il cranio dell’Apatosaurus Haolonggood, visto di profilo, somiglia molto a quello del suo parente Diplodocus. Visto dall’alto, invece, è un rettangolare, anche per essere perfetto avrebbe dovuto avere una punta del muso larga e non arrotondata (così ricorda di più altre forme come Tornieria). I diplodocidi, infatti, hanno crani sorprendentemente larghi, con musi squadrati che indicano che non dovevano essere troppo schizzinosi nel mangiare, e il cranio di Apatosaurus è squadrato anche per un diplodocide. Tre sono i dettagli che discostano questa ricostruzione da molte delle immagini tradizionali di Apatosaurus: la prima è la posizione delle aperture nasali, non più in mezzo agli occhi dove sono le narici ossee ma più in basso lungo il muso, come suggerito da Witmer (2001) in analogia con specie attuali. L’arretramento delle narici ossee è un adattamento probabilmente riconducibile alla necessità di rinforzare il muso, che ora è una singola struttura di osso compatto. A questo contribuisce anche il secondo dettaglio, il becco corneo: per quanto l’idea di un sauropode con il becco possa apparire a prima vista strana, è supportata dal ritrovamento di un esemplare di Camarasaurus (Wiersma & Sander, 2017) in cui questo tessuto, solitamente soggetto a decomposizione prima che possa fossilizzare, si è preservato. Questo tipo di tegumento è supportato anche dal confronto tra le tracce lasciate sulle ossa di Galeamopus, un altro diplodocide (Tschopp et al, 2018), e quelle di altri dinosauri e specie odierne. Da Galeamopus viene anche il terzo dettaglio: piccole irregolarità sulle ossa lacrimali sarebbero indicatrici della “visiera” che mostra l’Apatosaurus Haolonggood, forse utile a proteggere gli occhi dal sole.

La piccola testa dell’Apatosaurus Haolonggood si collega ad un collo più spesso della testa stessa. Un affare massiccio, pesante. Era davvero così? Beh… sì. Di tutti i colli dei sauropodi, quello di Apatosaurus era mostruoso. Le vertebre cervicali erano espanse verso il basso e all’infuori, e questo significa che il lato inferiore del collo era più spesso di quello superiore, come un trapezio equilatero. Il collo dell’Apatosaurus Haolonggood ha il lato superiore piatto – che va bene – è spesso – che va bene – ma il punto di maggior ampiezza (equivalente al punto di maggior ampiezza delle vertebre cervicali, dovuto alle costole) è all’incirca ad un terzo della sua altezza, quando invece avrebbe dovuto trovarsi sul lato inferiore. Le costole cervicali di Apatosaurus erano così grandi e spesse che forse sporgevano addirittura esternamente, e un recente trend nella paleoarte che si vede anche nel modello Haolonggood è aggiungere una spina cheratinosa sotto ciascuna costola cervicale, rendendo quello che già sarebbe stato un’arma micidiale da vibrare contro predatori e conspecifici (immaginate diverse tonnellate di carne e ossa mosse con relativa agilità contro un aggressore) in uno strumento ancora più temibile. In sostanza, il collo avrebbe dovuto essere più largo e squadrato, tanto da fondersi con il corpo senza la soluzione di continuità con le spalle che mostra l’Apatosaurus Haolonggood (un possibile confronto può essere con la maquette di Apatosaurus Sideshow)

Negli ultimi anni un paper di Vidal et al. ha sollevato un interessante dibattito sulla postura dei sauropodi, suggerendo che il sacro dei sauropodi non fosse parallelo all’orizzonte, ma variamente angolato rispetto alla metà anteriore del corpo, donando quindi a questi animali una posa più inclinata di quella con cui vengono tradizionalmente ricostruiti. La ragione di questo è da ricercarsi nella forma trapezoidale del sacro ed è supportata dalla maniera di articolarsi del cinto scapolare. Nello specifico, Apatosaurus non è stato analizzato, ma il diplodocide Diplodocus sì e, tenendo conto che l’inclinazione di cui si parla sembra un tratto comune ad interi cladi, probabilmente queste conclusioni si possono applicare anche ad Apatosaurus. In questo il modello Haolonggood ha preferito una rappresentazione più tradizionale. È inoltre da segnare che dorso dell’Apatosaurus Haolonggood è alto, e infatti Apatosaurus è uno dei numerosi dinosauri (come ad esempio Acrocanthosaurus, Hypacrosaurus, Suchomimus e Amargasaurus) a presentare spine neurali allungate.

L’arto anteriore costituisce uno dei tratti più peculiari dei sauropodi, ed è una delle chiavi delle dimensioni eccezionali che hanno raggiunto. Nello specifico, i sauropodi sono l’unico gruppo di dinosauri ad avere il palmo rivolto all’indietro (la posizione dei raptor di Jurassic Park, per capirsi), un adattamento che hanno sviluppato non agendo a livello del polso (la mano mantiene la stessa angolazione rispetto all’avambraccio di tutti gli altri dinosauri), ma torcendo l’intero avambraccio (nota per i lettori italiani: per una spiegazione più precisa, si può vedere il libro La rivoluzione piumata – volume terzo – i sauropodomorfi di Andrea Cau). La conseguenza di questo si riflette anche sulla muscolatura che muove gli arti anteriori ed è assai difficile da rendere senza le adeguate conoscenze di anatomia comparata, come si vede in modelli di altri brand. Piuttosto che sbagliare, gli scultori Haolonggood hanno scelto una strada già percorsa da altri, nascondendo i contorni della muscolatura sotto la pelle. Invece attenzione particolare merita la mano: Jurassic Park e i suoi epigoni presentano mani simili a quelle di un elefante, secondo il principio del “è tutto la stessa roba”. Invece le impronte fossili ci mostrano che la maggior parte dei sauropodi, ad esclusione dei titanosauri più derivati, aveva mani simili piuttosto ad un ferro di cavallo, come nel modello Haolonggood. Oltre a questo, erano armate – sempre con l’esclusione dei titanosauri più derivati – di un potente artiglio, probabilmente utile per la difesa. Nel modello Haolongood appare un po’ ridotto. Forse per ragioni di sicurezza, eppure viene difficile pensare che siano state approvate le appuntite spine sotto il collo e non l’artiglio.

A differenza dell’arto anteriore, l’arto posteriore mostra abbastanza dettagli dell’anatomia interna da essere criticabile: in particolare, si distingue chiaramente il contorno dell’ileo. Purtroppo il ruolo dell’ileo è quello di fornire ancoraggio per i muscoli della coscia: non dovrebbe esserci stacco tra l’osso e i muscoli. Come l’artiglio della mano, quelli dei piedi sono smussati, però il numero è corretto (di nuovo, niente zampe da elefante) e sono rivolti verso l’esterno, come mostrano i fossili.

La base della coda dell’Apatosaurus Haolonggood è spessa, non uno staffile per scacciare le mosche ma una trave per colpire qualunque predatore sia così disperato da avvicinarsi. Purtroppo, vediamo ripetersi l’errore commesso con il collo: il muscolo caudofemorale, il più grande muscolo dei rettili moderni, è particolarmente sviluppato nei diplodocidi, e avvolge il lato inferiore della coda, che quindi dovrebbe apparire più ampia dal lato ventrale, non da quello dorsale. Fortunatamente, l’assottigliarsi della coda verso la punta invece è corretto.

Lungo tutto il dorso dell’Apatosaurus Haolonggood corre una serie di spine dermiche di lunghezza alternante. Tali spine, diventate un meme paleoartistico e applicate ormai ai più svariati dinosauri, hanno il proprio fondamento proprio nei diplodocidi: un singolo esemplare di specie non determinata proveniente dall’Howe Quarry mostra queste strutture nella regione caudale. Non essendo la loro funzione chiara, resta da dimostrare la loro presenza negli altri diplodocidi e, in realtà, al di fuori della regione caudale, ma sono spesso integrate alle ricostruzioni in quanto esteticamente piacevoli. Il resto del tegumento non sembra seguire la recente descrizione del tegumento di un esemplare giovanile di Diplodocus (Gallagher et al. 2021) e sembrano squame e pieghe di pelle “generalizzate”.

Il punto forte dei modelli Haolonggood è la colorazione, e l’Apatosaurus non fa eccezione: il pattern è complesso, con striature sfumate che dalla nuca si fanno via via più definite lungo l’animale, fino a trasformarsi nelle bande sulla coda. Ne è disponibile un’altra versione, stavolta con una più semplice colorazione grigia ma con di nuovo la punta della coda che mostra una colorazione vivace (arancione), forse per comunicazione con esemplari della stessa specie o per avvertire i predatori della pericolosa arma.

In conclusione, pur con alcune perplessità che rappresentano un peccato, vista la cura per i dettagli mostrata in altri punti, l’Apatosaurus Haolonggood è una degna versione di questo animale, sicuramente la migliore tra i brand che offrono riproduzioni di Apatosaurus in questa scala. Se le sue dimensioni non attirano l’occhio, è la sua complessa colorazione a farlo.

BIBLIOGRAFIA

Carpenter K. (2010) Species concept in North American stegosaurs. Swiss Journal of Geosciences 103(2):155-162

Cau A. La rivoluzione piumata – volume terzo – I sauropodomorfi. Independently published, 2021. 123 pp.

Czerkas S. A. (1992) Discovery of dermal spines reveals a new look for sauropod dinosaurs. Geology (1992) 20 (12): 1068–1070.

Gallagher T.; Poole J.; Schein J.P. (2021). Evidence of integumentary scale diversity in the late Jurassic Sauropod Diplodocus sp. from the Mother’s Day Quarry, Montana. PeerJ, 9, e11202. https://doi.org/10.7717/peerj.11202

Tschopp E.; Mateus O.; Marzola M.; Norell M. (2018) Indications for a horny beak and extensive supraorbital connective tissue in diplodocid sauropods. Annual Meeting of the Society of Vertebrate Paleontology. 229.: Society of Vertebrate Paleontology

Vidal D.; Mocho P.; Aberasturi A.; Sanz J.; Ortega, F. (2020). High browsing skeletal adaptations in Spinophorosaurus reveal an evolutionary innovation in sauropod dinosaurs. Scientific Reports. 10. 10.1038/s41598-020-63439-0.

Wiersma K.; Sander P. (2017) The dentition of a well-preserved specimen of Camarasaurus sp: implications for function, tooth replacement, soft part reconstruction, and food intake. Paläontologische Zeitschrift. doi: 10.1007/s12542-016-0332-6

Witmer L.M. (2001) Nostril position in dinosaurs and other vertebrates and its significance for nasal function Science 293:5531, 850-853

Whitlock J.A. (2011) Inferences of Diplodocoid (Sauropoda: Dinosauria) Feeding Behavior from Snout Shape and Microwear Analyses. PLoS ONE 6(4):e18304

SV-POW!, in specie la recensione della maquette Sideshow

Brian Engh su Twitter

Si desidera inoltre ringraziare gli utenti del server Discord Sauropodomorphs.

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